In Tammany Hall i giocatori vestono i panni di politici appartenenti a un’associazione newyorkese vicina al partito democratico dalla storia non proprio pulita nel periodo che va dal 1850 al 1870 circa. Costoro, approfittando dell’immigrazione nel continente americano di italiani, tedeschi, irlandesi e olandesi, cercano di conquistare il potere e la carica di Sindaco attraverso varie strategie... non troppo oneste.
E’ infatti possibile spargere infamie sugli avversari politici, far arrestare gli immigrati che hanno la pessima abitudine di non votare per la nostra causa, oppure trasferirli nei quartieri dove non possono nuocere alla nostra supremazia.
Insomma, giochi di potere da ’persone perbene’ in un titolo che riesce pienamente nel tentativo di strappare sorrisi ai giocatori mentre impietosamente sfruttano ogni situazione per ottenere il massimo dalla loro campagna politica.
La difficoltà del gioco è progressiva man mano che la mappa si arricchisce di popolazione e gli scontri per la gestione dei quartieri si fanno più aspri. Il tutto ha inizio come semplice gioco di piazzamento e supremazia territoriale, ma presto entrano in ballo nuove opzioni (dopo le prime elezioni vengono assegnati incarichi di governo con poteri speciali) e la profondità e le scelte a disposizione aumentano notevolmente.
Al termine della partita i punti si ottengono in molti modi diversi, lasciando ampio spazio alla diversificazione delle strategie: si può puntare a farsi eleggere spesso Sindaco (il gioco dura quattro mandati di quattro anni/turni di gioco), oppure restare sempre nell’ombra e manovrare meglio le preferenze degli immigrati, decidendo il momento giusto per colpire gli avversari.
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